Gerarchia e corredo del pastore
Nelle grandi aziende pastorali, la gerarchia era molto rigida;
ognuno doveva svolgere precise mansioni, in relazione all'età e alle sue
specifiche capacità.
Per un gregge di 2000 pecore, era necessario il seguente personale:
- Il
massaro (massare), o vergaro (vergare), era
l'uomo di fiducia del padrone, o locato (locate), ed aveva
perciò pieni poteri nella gestione del personale, dalla distribuzione dei
lavori alla paga. A lui spettava il compito di sovrintendere a tutte le
attività dell'azienda, per le quali aveva alle sue dipendenze una serie di
uomini addetti a mansioni diverse:
- I
butteri (vùttere) dovevano custodire asini, muli e cavalli e
si occupavano di trasportare le masserizie durante la transumanza; inoltre,
avevano l'incarico di procurare la legna e le provviste per le necessità
quotidiane e di consegnare il formaggio prodotto ai commercianti; venivano
coadiuvati dai giovani butteracchi.
- I
pastori (pecuràle) o mandriani, avevano il compito di
custodire il gregge, portarlo al pascolo, guidarlo e sorvegliarlo con
l'aiuto dei cani; erano addetti pure alla mungitura.
-
Il caciaro (casciare) si occupava della
lavorazione del latte e, quindi, della produzione della ricotta e del
formaggio pecorino.
-
I garzoni (guaglione o biscino),
ultimo gradino della scala gerarchica, erano ragazzi dai 9 - 10 anni in su, ai
quali spettavano le incombenze più umili, spesso maltrattati o scherniti dai
pastori adulti; tra l'altro, durante la mungitura, dovevano tenere unite le
pecore e spingerle verso il guado. Oggi questo compito è affidato ai cani da
tocche.
L'abbigliamento e l'equipaggiamento del pastore
Uno degli elementi caratterizzanti della
tradizione pastorale, come d'altronde di tutte le forme di cultura
preindustriale, è la quasi assoluta autosufficienza materiale. Il corredo
personale del pastore era frutto pressoché esclusivo delle sue abilità
artigianali: egli stesso si confezionava parte del vestiario, lavando le pelli
conciate ed il cuoio, realizzava e decorava secondo il proprio gusto gli oggetti
del suo equipaggiamento, costruiva gli attrezzi necessari al suo lavoro.
- giacca
in pelle di pecora (pelleccione);
- mantello
(cappe);
- sopracalzone
in pelle di pecora o capra usati come protezione dal freddo e dai rovi (uardamàcchije);
- gambali
(strangunère);
- scarponi
chiodati (scarpune);
- calzature
estive in cuoio (chiochie);
- ombrello
tipico pastorale, riparo contro le intemperie e il calore del sole (mbrelloccie);
bastone adoperato come appoggio nei momenti di riposo, o per toccare le
pecore, cioè dirigerle e per fermarle quando si scostano dal gregge,
trattenendo una zampa posteriore con il manico ad uncino; ricavato da un
ramo d'albero, spesso viene decorato con incisioni di simboli solari e
figure antropomorfe o modellato nell'impugnatura a forma di cane, lupo,
serpente (angìne o mazza);
- mazza
chiodata, arma di difesa contro lupi o cani inselvatichiti e di offesa nelle
eventuali risse che in passato avvenivano talvolta tra pastori di masserie
diverse (mazzaferre);
- borsetta
in pelle
adoperata per trasportare e tenere al caldo gli agnelli appena nati durante
la transumanza;
- racchette
da neve
costruite con un ramo ripiegato e fil di ferro intrecciato;
- fionda
con la quale il pastore dirigeva il gregge, lanciando delle pietre fino a
cento metri di distanza (mazzafionde);
- bisaccia
contenente il corredo personale del pastore nel corso della transumanza e
durante la permanenza negli stazzi (vesàccie);
- scatola
da rasoio
ricavata da un unico blocco di legno. In essa il pastore conservava
l'occorrente per radersi;
- corni
usati per il trasporto dell'olio. Spesso erano decorati sulla sommità con
l'incisione di teste zoomorfe;
- contenitore
in
legno, zucca o corno per polvere da sparo;
- contenitori
per acqua o vino:
bottiglia in peltro (boccetta); fiasca in pelle; bottiglia
di zucca; borraccia in legno a forma di barilotto (cupèlle);
scodellina
in legno usata dal pastore per consumare la colazione;
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